Sono ancora troppo pochi i ristoranti con una presenza adeguata nel mondo della comunicazione, perché gli chef continuano a considerare prevalente il lavoro dietro i fornelli e tralasciano di curare i rapporti online/offline sia con i giornalisti e blogger che con il consumatore finale. È quanto emerso nel corso del talk show su chef, informazione e comunicazione allestito da ASET per “Food & Wine in Progress”, il 28° congresso nazionale della Federazione Italiana Cuochi alla Leopolda di Firenze. Moderati dal presidente Aset Stefano Tesi, all’appuntamento hanno partecipato la giornalista Marzia Morganti Tempestini, il ristoratore Paolo Teverini dell’omonimo ristorante di Bagno di Romagna e Nicoletta Polliotto, titolare di Muse Comunicazione, agenzia di comunicazione online per hotel e ristoranti e di CnR, primo blog in Italia a occuparsi di comunicazione digitale per i ristoranti, nonché coautrice del volume “Ingredienti di Digital Marketing per la ristorazione” con Luca Bove.
Uno dei temi emersi dal confronto – suffragato anche dai dati forniti dagli organizzatori della kermesse – è stato proprio il fatto che moltissimi ristoranti ancora hanno siti internet non adeguati, così come sono pochi coloro che scelgono di affidarsi a un ufficio stampa per curare i rapporti con vecchi e nuovi media. Il dibattito ha poi toccato alcuni punti chiave su questioni “storiche” dell’informazione agroalimentare, a partire dalle differenze e analogie tra la vecchia carta stampata e i nuovi mezzi di comunicazione.
Punto caldo della mattinata è stato poi il tema della regolamentazione del web e dei suoi protagonisti, specie per quanto riguarda la figura dei blogger. Come nel campo della moda o dei viaggio, infatti, attualmente il panorama vede blogger dotati di etica personale accanto ad altri che ne sono sprovvisti, in una cornice però che non prevede un’etica “professionale” proprio perché il concetto stesso di professione è ancora significativamente labile. Il dibattito è andato ad affrontare così una questione spinosa, con il ristoratore intento a spiegare che la priorità ce l’hanno i fornelli e Marzia Morganti Tempestini a ribadire l’effettiva debolezza del mondo degli chef nel campo della comunicazione (siti non aggiornati da anni, menu obsoleti, informazioni pratiche sbagliate) e soprattutto l’inversione di tendenza delle aziende del food/wine verso il fenomeno del blogging dietro cui si nasconde attività di natura pubblicitario/commerciale. Un’attività che è vista con sempre maggiore insofferenza e che finisce per dequalificare anche la parte “seria” del movimento, riunita sotto le insegne di un’associazione ad hoc (AIFB) proprio per l’esigenza di distinguere bene ruoli e funzioni.
A Nicoletta Polliotto il compito di “difendere” la rete e sostenere l’esistenza di regole a garanzia di serietà, trasparenza e professionalità di chi opera sulla rete. La “guru” della comunicazione ha richiamato sia le norme etiche, sia quelle legali che l’ordinamento prevede a tutela dell’utente, del copyright su testi e immagini, e così via: “Quello della chiarezza dei ruoli – ha insistito la project manager torinese – è anche per noi consulenti un punto nodale, senza la soluzione del quale ci troviamo esposti a una giungla che certamente non giova al nostro lavoro“.
Secondo Stefano Tesi, “ancora una volta, il mondo non si è diviso tra blogger e giornalisti, come a molti fa comodo fomentare, ma tra i professionisti – che anche in virtù del loro inquadramento (la partita e il relativo codice iva, ad esempio) operano in un contesto ben definito di diritti, doveri e responsabilità – e gli esponenti di un sottobosco in cui buona fede e furbizia, passione e commercio proliferano, con vantaggio di nessuno e danni per parecchi”.